Cenni
storici
Il
progetto dello Shoki come idea nacque prima della guerra. Reginald Blossholm,
già padre di numerosi racers del Cosmodrome, sviluppò
il suo progetto in via privata, autofinanziandolo con i proventi della
vendita del suo ultimo modello sportivo, il Thunderbolt, (vedi disegno
qui sotto) che ebbe molto successo nella categoria degli atmosferici.
Si trattava di un triplano atipico, in quanto l'ala superiore, era supportata
da altre due coppie poste ai lati della fusoliera di diverso spessore
e portanza. In pratica si trattava della massima espressione possibile
del concetto del sesquiplano, anche se i modelli precedenti, di configurazione
tipicamente biplana, sembrava avessero fatto già il loro tempo.
Nonostante ciò, il Thunderbolt dominò per tre anni consecutivi
i cosmodromi atmosferici, cioè fino a quando non furono chiusi
per le note questioni di sicurezza.
Molte della soluzioni adottate nel Thunderbolt furono così riportate
nel progetto dello Shoki, come la particolare struttura della fusoliera
e il posizionamento del motore, posto immediatamente dietro e sopra
la carlinga. Soluzione che se da una parte limitava molto la visibilità
verso il dietro, permetteva un facile accesso alle parti meccaniche
e ne semplificava enormemente la manutenzione. Il grosso propulsore
del Thunderbolt fu provato sulla cellula dello Shoki ma dette tali problemi
di vibrazione che Blossholm stesso decise per un motore più piccolo
e compatto e recuperando prestazioni nella semplificazione della cellula.
Un ulteriore problema fu l'installazione del pesantissimo armamento,
che costrinse i tecnici di Blossholm a rivoluzionare ancora il prototipo,
che finalmente, nell'aprile del 1918 potè svolgere i primi cicli
di test, direttamente sul campo di battaglia.
Veloce soprattutto a bassa quota ma poco maneggevole, aveva nell'eccezionale
armamento offensivo il suo punto di forza, che ne fece la punta di diamante
dell'aeronautica tattica di Haalbock. Utilizzato spesso come caccia
notturno, conseguì numerose vittorie soprattutto come cacciacarri,
che affrontava praticamente volando rasente il terreno, come un velocissimo
semovente. Il fuoco collettivo di tutti e 18 i cannoni creava un'onda
d'urto cui pochi corazzati riuscivano a resistere e molti ad esempio
furono i Salamander distrutti dagli Shoki di Lhata II.
Nell'ultimo anno di guerra i superstiti Shoki furono relegati nelle
retrovie e molti di essi furono distrutti al suolo dai Raven di Stolen
nelle ultime concitate fasi del conflitto, quando la scarsità
di carburante aveva fatto propendere per l'utilizzo dei soli caccia
Vixen e Rakete per la protezione del territorio invaso.
Esiste un solo esemplare di Shoki sopravvissuto in buono stato, al quale
manca completamente la carenatura della parte poppiera della fusoliera
e che è tutt'ora affidato alle cure dei tecnici del Museo Imperiale
di Gargoon. (vedi foto in alto)
Cenni sul modello
Questo
dello Shoki è stato uno dei modelli che più mi ha deluso.
La sua attuale configurazione (è vero che gli manca la parte
posteriore della fusoliera: sono riuscito a sbagliarne due volte lo
sviluppo e solo più tardi, quando anche il resto dell'apparecchio
non rispondeva più molto alle mie aspettative, sono riuscito
a venirne a a capo, come si può vedere nel disegno quì
sotto...) è da cinque anni oggetto di tentativi di modifica,
più o meno convinti. Non sono certissimo che il disegno originale
(cioè con la configurazione semibiplana che si vede nella foto)
sia ancora utilizzabile, mentre sono sicuro che da qualche parte c'è
un file in cui la modifica sostanziale consiste in una versione completamente
monoplana. Ma probabilmente nè una nè l'altra vedranno
mai la luce...
Cenni
sulla foto
Riguardando
il modello da certe angolazioni non è poi tanto male... Peccato
per il cono di poppa che manca!! :-)
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