Succhiare l’aria
non è poi così difficile, se funzionano i polmoni...
Dicono che in punto di morte ti tornino in mente tante cose della
tua vita. Cazzo, io ricordo solo il dolore, e quella mattina.
Mi rivedo lassù.
Non è semplice, tornare a quei momenti. Sono istanti che
sembrano eterni, ti senti immortale, sembra che il tempo non debba
passare mai e che il cavallo che hai sotto il culo sia il migliore
che tutto quanto l’esercito abbia mai avuto.
E poi c’è lui, il generale.
E allora anche le cose che prima di allora ti sono sembrate cose
da non dormirci di notte per la vergogna diventano atti di eroismo
e ti vedi tornare a casa con la medaglia sulla giubba, e tutti quanti
che ti danno pacche sulle spalle e le ragazze che dopo la Santa
Messa ti vengono a chiedere che cosa si prova ad essere un grande
eroe, e sospirano guardandoti allontanare, e sì, è
allora che fanno certi pensieri...
Il villaggio era laggiù, fra un torrente e una piana senza
alberi. Nell’aria pulita di quell’alba sporca c’erano
solo i pennacchi di fumo delle loro capanne a striare l’orizzonte.
Sottili capelli di vecchia. Grigi. Nessun guerriero si vedeva a
fare la guardia e in quel momento ti vengono in mente tante domande,
tipo perchè non ce ne fossero. Così ci ripensi, e
risenti come in un sogno i racconti sulle fattorie incendiate, e
la piccola Bessie e allora stringi le briglie e preghi che non te
ne scappi nessuno, di quei bastardi...
Giù dalla collina inizialmente scendemmo a piccolo trotto,
poi all’improvviso suonò la tromba e allora la discesa
divenne una corsa, e il villaggio cambiò prospettiva, e divenne
sempre più grande.
Mio Dio.
Non avevo mai ucciso nessuno.
Dicono che dopo il primo, il secondo sia più facile.
Appena arrivato in mezzo al villaggio, con la sciabola sguainata
vidi gente che correva fuori dalle tende che i ragazzi del secondo
gruppo stavano incendiando con le torce. Una volta non avrebbero
preso fuoco così facilmente, perchè la pelle di bisonte
mal conciata come quella che usavano una volta è spessa.
Quelle bruciavano così perchè erano vecchie coperte
dell’esercito, ché di bisonti non ce n’era più
tanti.
Era vero. Più o meno.
Nel senso che uccidere il secondo è facile, non appena hai
finito di vomitare per il primo. Perchè uccidere con la sciabola
non è come sparare.
Era una vecchia. O almeno, sembrava una vecchia. Magari avrà
avuto trent’anni. Chi può dirlo con certezza quando
corri col tuo cavallo e colpisci a caso e hai una paura fottuta?
Quella è stata la prima.
Devo averla decapitata, o qualcosa di molto simile. Il sangue mi
era schizzato davanti al cavallo, eppure correvo come se avessi
il diavolo al culo.
Cadendo era finita su un focolare, rovesciando un grosso pentolone.
Sembrava gridare, magari era tutto nella mia mente. Non so. E chissà
dove l’avevano preso, quel pentolone... Ma non ebbi il tempo
di pensarci troppo sopra, perchè appena guardai le mani guantate
e le vidi rosse di tutto quel sangue vomitai e mi feci tutto sulla
giubba. Cazzo.
Così arrivai di fronte al secondo.
Non ti puoi limitare in quei momenti, specie se hai addosso il tuo
vomito e le mani rosse di sangue.
Era un ragazzo, forse un bambino. E chi lo sa? Crescono in fretta,
se non li uccidi prima.
Aveva gli occhi chiari, come la piccola Bessie.
In tutto il resto era di uno loro, compresi i capelli neri unti
di grasso di bisonte, ma quegli occhi no. E in quell’attimo
che durò un secolo, mi guardò senza muoversi, le braccia
lungo i fianchi. Diceva qualcosa, o almeno, muoveva la bocca.
La sciabola fece tutto da sola, come succede sempre in quei casi.
Sei fortunato, piccolo bastardo, mi dissi, scappando, sei il secondo
e dicono che dopo il secondo gli altri non contano più.
E’ vero anche questo.
Arrivai in fondo al villaggio senza fiato. Come ora.
E’ che allora lo ripresi.
La lama della sciabola era incredibilmente pulita, ma non l’elsa,
il mio braccio e la manica della giubba. Li rialzai tutti insieme,
girai il cavallo e tornai alla carica, mentre le altre giubbe blù
si spargevano per le tende incendiate ad inseguire i superstiti
e ad ucciderli come topi nel barile.
Il resto lo sapete.
Non tornammo indietro ad aspettare i rinforzi e fu un grave errore.
E dopo che il grande circo Sioux chiuse il suo cerchio su quanto
restava del settimo, qui a Little Big Horn, dovevano essere tutti
tanto ubriachi di vendetta che neppure si accorsero che non eravamo
tutti morti davvero.
Per lo meno, non ancora.
Eccomi qui, sotto un paio di cadaveri e un cavallo. Forse il mio.
Difficile respirare con un cavallo sulle costole.
Merda..