SCHEDA TECNICA

Veicolo: Vulcania Tabarca/Hornet Enterprises Vampiro Mk I
Costruttore: Fonderie Vulcania Tabarca
Tipo: caccia idro
Anno: 1917
Fazione: Blocco Ribelle
Motore: 1 Remerix R 109 L
Lunghezza max: _
Larghezza: _
Altezza max: _
Peso: _
Velocità massima: km/h 670
Autonomia: 800 km
Armamento: Due cannoni laser Vulcania
Equipaggio: 1 persona
Scala del modello: 1/40


Cenni storici

Il Vampiro fu un caccia di emergenza, utilizzato soprattutto in teatri minori come le periferie più lontane del Quadrante di Eea sui Pianeti Oceanici, dove le stesse armate di Zalo non furono presenti in forze, data la scarsa importanza strategica della zona. Tuttavia fu una macchina riuscita e notoriamente piuttosto difficile da affrontare in azione.
Il progetto nacque come tanti altri protagonisti dei primi giorni del conflitto da un apparecchio sportivo. Visto il successo riscontrato da queste macchine, la Vulcania decise di acquistare i diritti di produzione di un popolare racer prodotto dalla Hornet Enterprises di Canberra, il Merlin, un veloce idrovolante impiegato nell'ultima Coppa Schneider e di trasformarlo in aereo da combattimento.
L'architettura del nuovo caccia era piuttosto semplice: di fusoliera corta e di buon disegno aerodinamico, era un quasi tutt'ala privo di veri e propri piani di coda. La superficie portante di forte spessore in prossimità della fusoliera che conteneva anche un paio di serbatoi autosigillanti era di forma inconsueta, a freccia negativa col bordo d'attacco ortogonale all'asse di simmetria. Completavano l'apparato direzionale due derive poste alla radice dell'ala che si allungavano all'indietro ben oltre il suo bordo d'uscita.
Discorso a parte merita la sistemazione dei galleggianti, che già nella versione originale dell'apparecchio, usufruiva di un ingegnoso sistema di retrazione delle appendici, ideato dal professor Von Kleineisenen, riducendo così di oltre il 60% la loro resistenza aerodinamica.
Le modifiche da parte del team Vulcania furono ridotte al minimo, e riguardarono il motore, dove all'originale Hornet Viper II, potente ma discontinuo, fu preferito il collaudato Remerix R109L, già installato sui Rakete e successivamente sui Golem, la disposizione dei serbatoi di carburante e l'installazione del pesante armamento offensivo, che nelle prime versioni comprendeva tre cannoni laser Vulcania, successivamente ridotti a due per questioni di peso. Di grande velocità ma di difficile pilotaggio e tormentato dalla cronica scarsa autonomia, il Vampiro MK I dovette affrontare inizialmente le forze di Stolen da bombardamento tattico che disponevano di ridotta scorta di caccia, ottenendo buoni risultati soprattutto nei confronti dei CL II Raven ma con l'arrivo anche in quei teatri dei Wespe e successivamente dei Gripen e dei Goblin cominciò a denunciare tutti i suoi limiti soprattutto in maneggevolezza, e seppur combattendo valorosamente, già alla fine del 1918 fu ritirato dalla prima linea e dove si potè, fu rimpiazzato dai Vixen. Fu approntata anche una versione terrestre del caccia, denominata Orkus, ma ne furono realizzati pochi esemplari e il loro impiego fu irrilevante.

Utilizzato fino alla resa definitiva come aereo da attacco al suolo e come cacciabombardiere/silurante, il Vampiro fu molto popolare fra i piloti del Blocco Ribelle del Quadrante di Eea, che ne apprezzarono l'eccezionale capacità di volare comunque anche dopo aver subito danni ingenti. L'apparecchio della foto apparteneva all'asso ribelle C. Matthew del Primo Stormo di attacco antinave di Aqua I, sopravvisse al conflitto ed è tutt'ora conservato in buone condizioni nel Museo Imperiale di Gargoon, nella sezione riservata al settore marino.

Cenni sul modello

Primo modello di idrovolante che abbia mai provato a mettere insieme (a parte lo sfortunato Arado 196 di cui parlo estesamente nelle pagine dedicate ai progetti) e primo mio modello in assoluto con un sistema di retrazione delle appendici d'atterraggio, deve questa soluzione all'intuizione di un amico, Federico, che quando gli esposi l'intenzione di trasformare il Vampiro in un idrovolante per risolvere in modo originale una volta tanto il problema del carrello, mi propose di disporre i galleggianti una volta retratti alle estremità alari, un po' come faceva lo statunitense PBY Catalina negli anni '40, anche se in quel caso si trattava degli stabilizzatori e non dei galleggianti principali. Questa combinazione, che segue pure una sua logica e che mi sono trovato a realizzare inaspettatamente in poco tempo e con grande realismo, dona al modello un'aria molto aggressiva che una semplice versione terrestre non avrebbe mai avuto... :-)

Cenni sul disegno

Di grandi differenze dal modello al disegno dal quale deriva posso dire di non trovarne molte, a parte ovviamente i galleggianti :-) Che stia diventando più bravo?? :-))

Cenni sulla foto

Per avere un paio di foto decenti sono tornato alla vecchia fotocamera tradizionale, che, d'accordo che mi obbliga allo sviluppo, alla stampa e poi alla scansione, ma per ora mi consente di fotografare i modelli per intero molto meglio della piccola digitale... Urge una bella digitale magari reflex... :-))

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